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POETICA DEL DISSENSO


IDIOTI D'EUROPA! PRESTO!



POETICA DEL DISSENSO

Li immagino al fronte. 

A prestare servizio, con al posto delle mimetiche dei maglioncini in lana merinos, girocolli, gilet, giacche in tweed. 

A difendere, la democrazia della dittatura finanziaria. 

Su intere colonne, pagine, la libertà è incastrata nelle frasi, non riesce a liberarsi. Le lettere si annidano nei pensieri fino a paralizzarli andando a creare parole talmente tanto abusate da perdere significato. 

E invece di essere gridate, nelle piazze, restano mute. 

Le bandiere si muovono senza vento, sono deformate, scolorite, hanno perso intensità, divise da un’Unione, che ora è sotto attacco. Da parte di un nemico. Di un’emergenza. Di un debito. Che aumenta. Che è necessario. Le bandiere che sventolano ancora, dai colori accesi, che perdono ogni giorno sangue trucidate dai colpi, incessanti, vanno nascoste nelle soffitte, nei cassetti dell’inconscio dei notiziari. 

Mentre i diritti sociali scappano, disperdendosi in memorie troppo brevi, diventa fondamentale che qualcuno indichi la rotta da seguire per tornare ad essere un grande popolo. 

Un grande popolo indipendente. 

Che dipende dai mercati. 

Che difende, ad ogni costo, la democrazia della dittatura finanziaria. 

Dove 

si è felici 

e si può pensare di pensare, credere di credere e scegliere la Serie giusta da guardare. 

Dove 

la ribellione avviene conformandosi. 

Senza fare domande. 

Dove 

la pace è seppellita nelle macerie 

e il futuro scava tombe nel passato. 

Per questo è necessario combattere. E avere dei kit di sopravvivenza con coltellini svizzeri e mazzi di carte per resistere settantadue ore in quello che viene chiamato progresso. 

L’evoluzione.  

E bisogna vincere, perché la democrazia della dittatura finanziaria lascia spazio solo ai vincitori (quelli che decide lei, in caso contrario, le elezioni si annullano).

Si dimentica immediatamente dei perdenti. Dei falliti. 

È un’uguaglianza fatta di discriminazioni. 

Le classi contano. 

È impensabile che tutti abbiano lo stesso peso. 

Ecco perché li immagino al fronte, 

ecco perché ci immagino al fronte, 

con al posto degli elmetti degli strani berretti da alternativi, subito dopo il weekend, l’aperitivo in centro, intoneremo canzoni partigiane insieme ai nostri condottieri, condivideremo nelle storie di Instagram i loro grandi e coraggiosi discorsi e marceremo fieri, armati fino ai denti, in prima linea, nel campo di battaglia, pronti ad essere massacrati 

da noi stessi.



POETICA DEL DISSENSO

Lor’ fanno che c’armiamo, c’ammazziamo

finché noi l’un’ all’altro, restan’ loro,

che quei beffardi stringonsi la mano.


Che nell’armadio c’hanno teschi ed oro,

per loro conta ’l capital’ di Stat

e dopo ci ricordan’ con decoro.


Trovarmi in una bara medagliato

oppur’, tra rosee braccia profumate,

morire nudo, caldo e liberato,


di sotto le coperte consumate.



IDIOTI D'EUROPA! PRESTO!

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