top of page

Filosofia del Fuoco I

Aggiornamento: 18 ago

Manifesto

Per L'Eresia Digitale


Giordano Bruo x L'Idiot

C'è una parola che infiamma e sbriciola: eresia. Non è un vizio da museo, ma un impulso tattile, irrinunciabile come il bruciore di una ferita fresca o il febbrile battito del cuore davanti all'ignoto. Eresia è attraversare il fuoco a piedi nudi per sentire la pelle gridare di libertà. Prendi Giordano Bruno: scordati il martire di cartapesta raggomitolato fra fiamme da manuale scolastico. Pensa invece al sabotatore felice, il dinamitardo della logica che si diverte a saltare per aria, gettando la dinamite sotto troni delle abitudini. Sangue e scintille, corpo in corsa contro tutto ciò che odora di dogma e trappola, pronto a scombinare il cosmo con un sorriso dannato. Tutto questo secoli prima che l'ingranaggio del consenso generasse i social, le bolle algoritmiche, i "trending topic" talmente insulsi da sembrare condanne a morte dell'immaginazione.

Immagina: Bruno sbarca oggi. Atterra nello scenario post-umano delle notifiche, tra avatar che urlano e like come pietre miliari della dignità, l! suo destino? Non la morte spettacolare, ma il ban, l'esilio software, la damnatio memoriae digitale. Oggi non serve il rogo: basta una segnalazione. Silenziato e archiviato da un'intelligenza artificiale con la spunta blu, confinato all'ombra di un algoritmo che non conosce pietà né ironia. L'Inquisizione non ha più il volto coperto di fuliggine, ma l'icona scarlatta di un chip, Nessuno ti urla "eretico!", si limita a inviarti una notifica stanca: "Violazione delle community guidelines”.

La sostanza, però, è rimasta identica, forse solo più raffinata, più ipocrita: controllo, paura, automazione. Una casta invisibile decide se vali, se devi evaporare dal feed, se la tua voce potrà squarciare per un solo secondo il ronzio anestetico dell'equilibrio globale.


Bruno Vs  l'Algoritmo Duello all'Alba Digitale

Bruno non aveva dashboard, schede tecniche o trending chart. Ma odorava il dogma come un cane da caccia intuitivo: dove altri respiravano solo incenso, lui percepiva la muffa del potere. L’IA d’oggi. È un'inquisizione elettronica travestita da progresso. Parole, sogni, idee, tutto etichettato, sterilizzato, impacchettato per la grande distribuzione della mediocrità. L'algoritmo decide cosa puoi sognare, ti trasforma in automa docile. Ti taglia le dita prima ancora che tu possa premere invio su un pensiero fuori formato. Ti suggerisce, ti raccomanda, ti corregge: "for your own good". Una modernità di schiavitù bianca, firmata AI.

Cosi nasce la nuova liturgia del piattume: una realtà lessata, addomesticata, omogenea come brodo di dado. Sorrisi prefabbricati, bordi smussati. L'algoritmo si spaccia per neutro, ma è catechismo travestito. È rituale mascherato da innovazione, dogma che predica la varietà e insegna la normalizzazione. È il dio hovercraft nel cloud, con milioni di credenti ridotti a carne invisibile davanti a un altare wireless. Se arriva un Bruno? Bug, scintilla, errore nei processi. Un glitch che fa inceppare la notte dei server, un lampo ribelle tra i cavi immobili.

Prendi l'esempio dei "deepfake": intelligenza artificiale che manipola volti e voci, riscrivendo la storia a proprio piacimento. O degli algoritmi di censura su piattaforme globali—capaci in pochi microsecondi di far sparire un pensiero scomodo dallo spazio pubblico, senza lasciare traccia, senza dover dar conto a nessuno. La vera dittatura del nostro secolo è l'algoritmo che non si vede, ma che plasma desideri, paure, opinioni collettive.


Epidemia di Creatività

Sintomi e Silenzi


Ecco la diagnosi spietata: nell'età moderna pensare non scatena più incidenti—è routine, prestazione misurata, sterilità garantita. La creatività non è più febbre, ma regime; non è vertigine, è compliance. Il pensiero deve funzionare subito, produrre, performare, altrimenti si espatria in un pantano di silenzi digitali che brucia più dì qualsiasi auto-da-fé. I nuovi inquisitori sono dashboard e tool di moderazione, spettri che tracciano ogni deviazione dal canone.

Bruno oggi? Si ritroverebbe marchiato "contenuto non attendibile", taggato come disinformazione, rilegato ai margini oscuri del feed, Altro che fiamme: basterebbero i bot a chiudergli la bocca, algoritmi che censurano la vertigine—che riducono l'infinito a tre pixel, la profondità a una notifica di basso consumo. L'algoritmo teme ciò che non sa classificare, si inquieta davanti al casino incendiario di chi osa reinventare il pensiero.

Ed è qui che nasce la ribellione — c'è ancora chi rifiuta la dittatura dei parametri. Non c'è piú bisogno del palco, del megafono, del corteo: la vera cospirazione è rifiutare la misura di sé in click e view. È sradicare il software invece di aggiornarlo, danzare nudi nel bug, gioire del crash imprevisto. È la gioia bambina di chi rompe il giocattolo solo per vedere cosa c'è dentro.

Pensiamo ai movimenti underground, agli artisti glitch, ai filosofi ribelli che scelgono l'errore come bandiera: sono i veri incendiari oggi. La cultura della Mère, la scrittura automatica anti-sense, la satira surreale che sfugge all'algoritmo—tutte micro-esplosioni di eresia digitale.


Accendete le Polveri

Eresia Come Metodo


Siamo sudditi di algoritmi travestiti da arbitri imparziali. Promettono ordine ma generano assenza, distribuendo quiete solo dove serve eliminare l'attrito. Eppure, sotto la cenere qualcosa si muove. Ci serve esplosione, cortocircuito costante; ci serve errore, rigetto, una fame ulcerata di chi non vuole soltanto funzionare. La verità è che la macchina non può, per sua natura, produrre possibilità. Il coraggio è accettare l'imperfezione, lo squilibrio, la dissonanza. Serve la vertigine lucida di chi osa bestemmiare nel tempio del sensato, la sfacciataggine di chi trasforma la sgrammaticatura in opus d'arte. 

Non basta più programmare, ottimizzare, adattarsi: bisogna sabotare. Bisogna fare come gli hacker in cerca di backdoor filosofiche, come i poeti che contaminano il lessico per spaccare la griglia del significato unico. Siate filosofi-pirati, siate fuochisti digitali. Domandatevi sempre: chi saremo tra cinque anni? Manichini avvolti nei cavi o sabotatori allegri, con le mani sporche di futuro e il sorriso di chi ha fallito con eleganza?

Ripensiamo alla filosofia stessa: Socrate, Nietzsche, Deleuze sono glitch nella matrice del pensiero. Nessuno di loro è stato accettato dall'ordine costituito senza prima dover passare dal disprezzo, dall'ostracismo, dal dileggio o dalla condanna. Ogni rivoluzione filosofica nasce prima come atto di eresia e come fiamma che devasta la foresta morta dei pensieri standard.

L'algoritmo oggi non è solo il biscotto avvelenato. Il vero veleno é la resa: quella credenza docile che riduce la mente a funzione, il pensiero a flusso di produzione, la visione a regola di validazione. Non serve ottimizzare ma incendiare. Bisogna rivendicare il caos, lodare la contraddizione, erigere il disordine a bandiera, portare l'errore come stendardo e celebrare lo sconvolgimento.

Entrate nei buchi di sicurezza del senso comune, danzare nelle crepe della normalità. Se vi diranno: "Sei troppo," saprete d'essere vivi. Gridate più forte, scassinate l'ordine programmato, fate della vostra mente un cortocircuito continuo. Siate glitch, siate crepa, siate follia, siate incendio.

Fate della vostra eresia un manifesto, fate della creatività un'epidemia, e della ribellione una liturgia. Che il vostro pensiero sia incendio e che nessun algoritmo al mondo sappia spegnerlo davvero.


Filosofia del Fuoco I


Commenti


© 2025 L' Idiot All rights reserved

bottom of page